Il Patriarcato latino di Gerusalemme
Il patriarcato sorse nel 1099, dopo la prima crociata. Nel 1187, quando la Città Santa cadde nelle mani di Salah ad-Din, il Saladino, il Patriarcato fu spostato ad Acri, poi a Cipro, quindi a Roma. Dopo più di sei secoli, nel 1847, papa Pio IX lo ristabilì a Gerusalemme. Oggi la diocesi patriarcale conta circa 70 mila fedeli residenti in quattro Stati – Israele, Territori dell’Autorità palestinese, Giordania e Cipro –, che esprimono un mosaico di culture, lingue e tradizioni, e vivono a stretto contatto con popolazioni a maggioranza ebraica e musulmana. Dal giugno 2016 amministratore apostolico del Patriarcato latino è mons. Pierbattista Pizzaballa, che per dodici anni è stato il Custode di Terra Santa.
Le Chiese cattoliche orientali
Oltre al Patriarcato latino, i cattolici presenti in Terra Santa appartengono a diverse Chiese, espressioni di varie tradizioni orientali. La diversità delle liturgie e delle lingue risale alle origini della cristianità, quando nel V secolo le Chiese di lingua siriaca avviarono processi di separazione dalle Chiese di lingua greca e latina, proseguiti con la frattura del 1054 tra Roma e Bisanzio. Negli ultimi secoli piccoli gruppi di cristiani delle Chiese orientali separati tornarono alla comunione con la Chiesa cattolica di Roma, mantenendo tuttavia i propri riti.
Queste Chiese, dette cattoliche orientali, sono sei: armena, caldea, copta, maronita, greco-melchita e sira.

Armeni
La conversione ufficiale degli armeni al cristianesimo risale, per tradizione, all’anno 301. Nei secoli i rapporti con Roma furono segnati da distacchi e avvicinamenti. Solo nel 1742 il papa riconobbe un Patriarcato cattolico armeno che oggi ha sede presso Beirut, in Libano. I circa 350 mila cattolici armeni vivono soprattutto in alcune grandi città (Istanbul, Aleppo, Beirut) o sparsi nell’ampia diaspora. In Terra Santa sono poche centinaia di fedeli. All’interno delle mura di Gerusalemme è armeno uno dei quattro quartieri storici.
Caldei
Risale al 1445 il ricongiungimento a Roma di una colonia di siro-orientali di Cipro che avevano accettato l’obbedienza pontificia e che furono chiamati caldei. Nel 1553 papa Giulio III consacrò il Patriarca «di Babilonia dei Caldei» un abate di un monastero presso Mosul. Ancora oggi sono caldei la maggior parte dei cattolici iracheni (circa 250 mila), molti dei quali sono rifugiati all’estero a causa delle guerre degli ultimi anni. La sede patriarcale è a Baghdad e la liturgia ha mantenuto la tradizione siriaca orientale, con l’uso dell’aramaico, la lingua di Gesù.



Copti
I copti, i cristiani presenti in Egitto dal I secolo, diedero vita alla straordinaria esperienza del monachesimo orientale. Nonostante la trasformazione dell’Egitto in un Paese a maggioranza araba e musulmana, i copti sono oggi ancora numerosi (dai 6 ai 12 milioni) e riuniti sotto la guida di un patriarca. Al Cairo, dalla fine dell’Ottocento, esiste anche un Patriarcato copto-cattolico a capo di sette eparchie (diocesi). Le prime comunità cattoliche di rito copto furono frutto della predicazione dei francescani e dei gesuiti tra il XVII e il XVIII secolo. Oggi i copti cattolici sono circa 270 mila.
Maroniti
San Marone, eremita vissuto a nord della Siria, diede il nome alla Chiesa sorta nel IV secolo e che oggi riunisce i maroniti, la maggiore comunità cristiana del Libano (circa un milione di fedeli residenti). Dal 1736 i maroniti sono organizzati in tredici arcivescovadi e vescovadi. La tradizione liturgica è siro-antiochena, ma ha assunto anche elementi siro-orientali e latini e utilizza come lingua l’arabo. I maroniti hanno un’importante tradizione di monachesimo e costituiscono l’unica Chiesa cattolica orientale che non ha il rispettivo simmetrico ortodosso. Il Patriarcato ha sede a Bkérké, in Libano.



Greco-melchiti
L’origine dei greco-melchiti viene fatta risalire al Concilio di Calcedonia (451), ma solo dalla metà del Seicento sorsero comunità cattoliche di rito bizantino ad Aleppo e Damasco, a opera di missionari gesuiti e cappuccini. Nel 1724 una parte dei melchiti si riunì a Roma, che riconobbe il Patriarcato cattolico melchita di lingua araba. Tale Chiesa si diffuse in Libano, Palestina e Giordania, con piccole presenze in Egitto e altri Paesi mediorientali. Oggi, dopo i maroniti, i melchiti sono la più consistente comunità cattolica della regione, con circa mezzo milione di fedeli. I cattolici melchiti in Terra Santa hanno un vicariato patriarcale a Gerusalemme e un arcivescovo ad Akko. I fedeli sono circa 95 mila e il clero è interamente arabo. La sede del patriarca è Damasco, ma molti dei 350 mila melchiti della Siria hanno abbandonato il Paese a causa della guerra.
Siro-cattolici
Nel 1782 l’arcivescovo siro-ortodosso di Aleppo, Michele Jarweh, che qualche anno prima era passato segretamente al cattolicesimo, fu eletto patriarca. Jarweh dovette allora riparare a Beirut dove ancora oggi si trova la sede patriarcale dei siro-cattolici. La maggior parte dei fedeli vive in Siria (circa 57 mila) e in Iraq (circa 53 mila), ma ci sono comunità anche in Turchia. In Terra Santa questa Chiesa ha poche centinaia di fedeli.
